venerdì 22 settembre 2017

Crimson Peak (2015)

Sono un grandissimo ammiratore di Guillermo del Toro, anche se non è uno dei miei registi preferiti, di lui ho sempre apprezzato tutta la sua filmografia (anche come produttore e sceneggiatore) a partire dal discreto "Mimic" al criticatissimo "Pacific Rim" (che per me è comunque un buonissimo action fantascientifico e di livello anche alto). Attendevo quindi di vedere Crimson Peak, film del 2015 co-scritto e diretto dal regista messicano, con leggera trepidazione. Ma nonostante un ottimo cast (in particolare Mia Wasikowska e Tom Hiddleston, ma anche Jessica Chastain, che qui comunque appare un po' sottotono, e Charlie Hunnam) e un gioco sottile ma coltissimo di citazioni alla letteratura e al cinema fantastico, Crimson Peak batte a vuoto, offrendo al grande pubblico "solo" estetica espressionista (e una marea di bellissimi riferimenti che però molto probabilmente non può conoscere/comprendere) ma poca sostanza, poca concretezza, pochi spaventi, anche se non è assolutamente un brutto film, ma si basa su presupposti fallaci. Il film infatti, concepito più come un romance gotico, quello di una giovane ereditiera americana che sposa un misterioso nobile inglese e che lo segue nella sua casa avita (inquietante e poco accogliente), dove in ogni caso la attendono misteri e terrore, che come un vero e proprio horror (anche se le immagini spaventose, seppur poco impressionabili, non mancano affatto), non era quello che mi aspettavo. Mi aspettavo difatti, da discreto amante del gotico e di un certo tipo di film in costume, qualcosina di diverso e qualcosina di più, soprattutto in termini di genere nel primo caso e narrativi nel secondo.

Giacché il tentativo di tributo al gotico, sottogenere dell'horror che negli anni '60 (con qualche coda nei settanta) riscosse un successo mondiale grazie alle produzioni italiane, britanniche e americane, da parte di Crimson Peak è solo parzialmente un tentativo riuscito, poiché chi cercava un horror-gothic puro e crudo, sarà rimasto deluso dal gotico classico (presente in gran quantità) che viene filtrato, ma senza grandi risultati, dallo stile (comunque di gran fascino sempre), in questo caso troppo fiabesco e fantasy del regista, che con questo connubio non soddisfa appieno la mia volontà. Difatti quest'opera trasuda certamente la poetica "del toriana" sia a livello di trama (fantasmi che tornano dal passato, vecchi segreti, spiriti che non trovano pace, etc.) sia per quanto riguarda l'impianto visivo, con il consueto stile fantasy che si fonde al gotico tramite colori molto accesi, una CGI comunque ben fatta e molto presente, giochi cromatici che sottolineano alcuni passaggi della storia ed una fotografia alquanto patinata. Del Toro mutua il gotico in primis tramite la magione degli Sharpe: infatti quando la vicenda si sposta nella suddetta dimora tutti gli amanti del genere ritroveranno atmosfere, suggestioni e richiami care ai vecchi b-movie anni '60, un po' come se si trattasse di un film uscito in quel periodo. Tuttavia Del Toro mescola gli omaggi alla sua impronta, e quindi durante la storia avremo si l'ambientazione tipica del genere, ma anche tantissimi e invadenti effetti visivi (sarebbe stato più indicato un utilizzo di trucchi artigianali), una storia che si rifà agli intrecci classici ma che ha parecchio dei temi tipici del cineasta messicano e nel complesso la confezione strizza più l'occhio al pubblico hollywoodiano che non a quello di "genere".
La penultima fatica di Guillermo Del Toro appaga difatti l'occhio grazie all'imponente e tetra magione di Allerdale Hall, nota anche (peccato per la protagonista non averlo saputo prima..) come Crimson Peak per il particolare colore che il terreno circostante assume durante le nevicate. Dopotutto la casa è di fatto un personaggio base, ambientazione perfettamente particolareggiata per fornire sublime cornice tenebrosa alla storia presentata. Se poi aggiungiamo delle presenze piuttosto inquietanti con relativi scricchiolii, giochi d'ombre, tonfi e voci indistinte, il gioco sembrerebbe fatto. Uso il condizionale perché se la costruzione dello sfondo con relativi e mirabolanti cromatismi è senza dubbio da urlo, altrettanto non si può dire della sceneggiatura, piuttosto risaputa in ogni suo snodo focale, decisamente prevedibile nei colpi di scena, capace di generare poca tensione anche a causa di un prologo dal sapore romantico tirato troppo per le lunghe. L'elemento melodrammatico pare difatti spesso fuori fuoco, inoltre non ci vuole molto per capire dove si andrà a parare e di che natura sia il triplice intreccio tra la giovane ereditiera Edith e i fascinosi fratelli Sharpe. Gli indizi sono disseminati con attenzione ma una volta ricostruito il quadro d'insieme formano un'idea cospiratoria piuttosto sciapa. Dato che la vicenda si muove e si conclude su binari già esplorati e non proprio originali, non riuscendo così ad appassionare più di tanto, perdendosi altresì nell'esaltazione del contesto scenico a discapito di una struttura narrativa mai in grado di eludere cliché tipici della ghost-story, anche se nonostante ciò il film (che in ogni caso fa fino in fondo il suo dovere) si lascia vedere, le ritmiche sono ben calibrate e si arriva al finale senza incontrare noia o pesantezza.
Una ghost-story che però non è una ghost-story, non solo perché per quanto concerne paura e inquietudine, Crimson Peak è troppo fantasy per spaventare, anche se essa riesce comunque a regalare almeno un paio di scene ad altissimo tasso di violenza gore, ma perché è chiaro che il cuore della storia non è tanto il soprannaturale in sé, quanto la forza misteriosa e terribile dei sentimenti, da quelli più puri a quelli più morbosi e violenti, capaci di mantenere inalterata la loro forza oltre i limiti del tempo e dello spazio. Il regista e sceneggiatore d'altronde giocano a carte scoperte con lo spettatore, che vede impotente, come l'amico d'infanzia Alan McMichael, cadere la giovane protagonista nella rete del romantico quanto ambiguo sir Thomas Sharpe, un cacciatore di dote emulo di tanta letteratura anglosassone, che oltre alla fame di denaro, però, nasconde ben più morbosi e terribili segreti. Peccato che la natura del mistero che circonda la magione degli Sharpe (una catapecchia cadente in cima a una collina di argilla rossa, a metà tra la casa delle streghe dei Luna Park e il castello di Hogwarts) appare fin troppo presto chiaro allo spettatore, cui tuttavia nel finale viene fornita un'ulteriore e non necessaria spiegazione in merito. Con il risultato che quanto vorrebbe essere scioccante diventa involontariamente comico e il potenziale romantico della vicenda, che pure Del Toro giustamente non sottovaluta, si perde in una serie di svolte grandguignolesche. Avrei preferito perciò insistere di più con i fantasmi, poiché anche se svolgono bene la loro funzione meta-filmica, purtroppo le loro ragioni, la loro storia, il loro significato non sono approfonditi abbastanza.
Avrei insomma insistito molto di più nel costruire la storia che fa da sfondo appunto ai fantasmi, Crimson Peak non ne è infestata più che altri luoghi, ma Thomas e Lucille avrebbero dovuto dimostrare di essere a conoscenza della loro esistenza, e di volerli usare contro Edith per farla impazzire. Certo, non sarebbe stato nulla di nuovo, dopotutto il film non intendeva essere innovativo, però almeno mi sarei divertito di più. Di certo quello che non mancano sono le splendide ambientazioni e atmosfere, e i giochi cromatici sui colori, specialmente il rosso il bianco e il nero. Dopotutto il comparto tecnico del film è straordinario, costumi, scenografie e fotografia veramente ben realizzati, un ottimo uso dei colori, una forte alternanza tra i colori freddi della casa e della neve che la circonda e i colori caldi dell'argilla e del sangue che prevalgono nel film, assecondando molti significati inerenti alla trama e sentimenti dei personaggi: amore, passione, odio, follia, morbosità. L'ambientazione come da aspettativa è straordinaria, la ricostruzione della casa e l'uso di certi oggetti tipicamente vittoriani rendono questo il comparto visivo del film una piccola chicca. Anche la regia di Del Toro comunque fa il suo compito e gira un paio di sequenze veramente ben fatte, più a livello estetico che di suspense. Le interpretazioni valgono pure, Mia Wasikowska, abbandonando i panni di Alice attraverso lo specchio, diventa un personaggio completo, regge il peso del ruolo principale anche senza strafare e riesce a dare dignità alla sua eroina, passando con scioltezza dai toni della suffragetta ante litteram, occhialuta e poco interessata alla mondanità a quelli della vittima terrorizzata.
Jessica Chastain (che mostra le sue abituali qualità recitative sopra la media come in Zero Dark Thirty) è straordinaria, la sua mente disturbata domina per tutto il film, la rossa infatti diventa una donna ambigua, dai capelli neri come la notte, devota ma anche spietata. Poi c'è Tom Hiddleston che dismessi i panni del "Dio degli Inganni" mostra come sempre una caratterizzazione del personaggio ambivalente, che si mostrerà per quello che è, solo alla fine, sfoderando la solita performance di polso e fascinosa (addirittura migliore che in Kong: Skull Island). Appare anche Doug Jones, già visto in altri film di Del Toro, ed infine troviamo Charlie Hunnam, che da Pacific Rim approda nei panni dell'oftalmologo, novello Sherlock Holmes (non è un caso) che darà una svolta alla storia ma faticando un po'. Insomma non malissimo, ma neanche benissimo, giacché seppur il clima generale certamente viene discretamente reso dall'ottimo lavoro svolto su scenografie, fotografia e costumi, esso, pur giovato da un aspetto visivo che non lascia certo indifferente lo spettatore, non riesce in alcun modo a nascondere la fiacchezza narrativa e la mancanza di tensione. Il grande difetto del film infatti, è narrativo, la poca originalità si sente e ristagna per tutta la pellicola, i cliché del genere ormai abusatissimi si sentono e mostrano come effettivamente la pellicola aspetti tecnici a parte non ha nulla di veramente interessante da proporre, ormai la storia della moglie che sposa un marito e si trasferisce nella sua dimora, non ambientandosi, le sfumature psicologiche morbose e le varie investigazioni sono acqua passata, un po' troppo passata.
E non sono sufficienti una spruzzata di splatter (con tanto di sanguinolento omicidio nel bagno), argilla rosso emoglobina e una lotta finale sulla neve ad occultare il fatto che in Crimson Peak manchi lo spunto folgorante, l'idea spiazzante, il "coup de theatre" decisivo per poter andare oltre una sufficiente storia di fantasmi e d'amore, seppur incastonata in una perla vittoriana dallo straordinario fascino decadente. Aspetti atti a penalizzare di molto un elaborato il cui ulteriore errore risiede nel ricorso ad effetti digitali che attenuano involontariamente il potenziale spaventoso di uno spettro che, in altri tempi, sarebbe stato rappresentato in maniera ben più temibile. Insomma una storia gotica, dai simbolismi, con scenografie e costumi stupendi, che purtroppo si perde un po' per strada. Anche se in parte questo è comunque un film riuscito, coinvolgente, ben girato e recitato. Perché nonostante una sceneggiatura ristagnante, ahimè di basso livello e bassissima originalità, si fa sufficientemente valere. In definitiva difatti questo "piacevole" lavoro di Del Toro, fortunatamente lontano da un panorama cinematografico in cui ormai l'horror indulge nello splatter o ripiega sull'espediente ormai un po' trito del found footage, è perfetto per una serata tranquilla in compagnia del regista messicano. Dopotutto questo strano oggetto di Crimson Peak, quasi d'altri tempi, per chi ama il suo stile, è il film adatto per lui/lei, anche se credo che potrebbe piacere anche a qualche vecchio nostalgico del gotico non troppo purista. Statene lontani invece se vi aspettate un horror vecchio stampo nel vero senso della parola, questo purtroppo non lo è, anche se m'è piaciuto moderatamente. Voto: 6,5 [Qui più dettagli]

10 commenti:

  1. Non il miglior Del Toro, vero, ma mi faccio facilmente affascinare da queste atmosfere - e da Jessica Chastain, di una spanna sugli altri colleghi. Mi era piaciuto, sì. :)

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    1. Lei è strepitosa come sempre, qui meno di altre ma ugualmente efficace, tanto che se non fosse per lei e gli altri sarebbe stato un disastro..

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  2. ti dirò, un film che speravo moltissimo potesse piacermi, e mi ha fatto mooooolto piacere che mi sia piaciuto.
    non è un horror di quelli paurosissimissimi, ma mi ha messo una certa inquietudine addosso, e l'interpretazione talentuosa del cast, ha fatto il resto

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    1. Lo speravo anch'io, ma a me a fatto leggermente l'effetto opposto (inquietudine personalmente nessuna), anche se ovviamente la prova del cast rimane eccezionale come il livello alto dei dettagli ;)

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  3. seems good movie.
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    1. Sorry I do not speak English, but thank you for following me as much as I will, although I will probably never comment ;)
      Anyway, the movie is not bad at all, goodbye :)

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  4. Sì, diciamo che Del Toro ha ormai un genere suo. Il Labirinto del Fauno ne è l'esempio concreto, mutuato in parte dal più orrorifico La spina del diavolo.
    Quindi una sorta di horror fiabesco, direi certe volte versione meno goth di Burton.

    Moz-

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    1. Sì infatti, ma qui produce davvero pochi spaventi, ok l'ambientazione ma mi aspettavo molto di più ;)

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  5. Vado a memoria perché l'ho visto il 31 novembre e ti dico subito il voto: ★/5
    A me del Toro quando si butta sul fantasy (come Il Labirinto del Fauno o La Forma dell'Acqua) non piace manco un po' e qui me lo conferma. Due ore buttate che nessuno mi ridarà mai più indietro.

    Concordo sul si lascia vedere ma solo da metà, la prima parte invece l'ho trovata di una noia mortale. Però si lascia vedere solo per la curiosità di sapere do' cazzo voglia andare a parare. Però non mi ha minimamente coinvolto a differenza tua.
    Comunque sì, il più grande difetto è la sceneggiatura, perché scenografia e fotografia sono ottime secondo me.


    p.s. paragonando queste tua vecchie recensioni alle recenti, ho notato che sei migliorato tantissimo, e non solo perché stringi di più 😉 Ad esempio qui sei tornato più di una volta su uno stesso tema, in punti sparsi della recensione, cosa che ora non fai più, più ordinato e lineare.

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    1. A me il contrario soprattutto sul regista, che quei due film ho adorato, ma purtroppo questo non è allo stesso livello.
      Sì è vero, all'inizio pensavo di fare bene così, ma poi ho capito che meglio dovevo fare, ribadivo troppo e spesso, e un po' mi pento, però ormai quello che è fatto è fatto.

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